Il 25 novembre 1977 era un venerdì.
Ricordo perfettamente che uscii dall'ufficio un po' più tardi del solito.
Erano circa le 15.
Aveva iniziato a nevicare da poco.
Erano piccoli insignificanti fiocchi di neve, che mettevano allegria e neppure un'ombra di preoccupazione.
Del resto eravamo a novembre... che male poteva fare una spruzzata di neve???
Giunta a casa, non uscii più fino alla mattina dopo, che era sabato, giornata di concorso all'Enalotto.
Onestamente non ricordo come trascorsi il pomeriggio, ma di certo non scattò in me nè in altri alcun segnale di pericolo.
Non ci furono telefonate precauzionali tra nessuno di coloro che l'indomani avrebbero vissuto "una giornata indimenticabile".
La mattina quando mi svegliai la città era stranamente silenziosa.
Affacciandomi alla finestra la vidi ricoperta da una coltre bianca uniforme e la neve continuava a cadere, ma ancora non mi resi conto di quello che era successo.
Dovevo essere in ufficio per le 8,30 e per precauzione uscii un po' prima del solito, verso le 8.
Già nel percorrere i pochi metri del vialetto sotto casa, che mi separava dalla fermata dell'autobus, avvertii che qualcosa non andava. Ad ogni passo sprofondavo abbondantemente nella neve.
Giunta sulla via la trovai deserta... non una macchina, degli autobus neppure l'ombra, rari i passanti.
L'asfalto formava un tutt'uno con i marciapiedi.
Gli spazzaneve non erano passati.
Mi guardai attorno spaesata, sperando di veder giungere un qualsiasi mezzo... avrei potuto fare l'autostop e chiedere un passaggio...
Ma tutte le macchine, comprese quelle del parcheggio sotto casa, erano ricoperte da un cumulo di neve.
Attesi un po' e poi capii che se volevo raggiungere l'ufficio, in pieno centro, circa a 3 km. da casa, dovevo farmela a piedi.
Tornai su in casa, telefonai in ufficio, dove trovai solo la mia collega (Fabia abitava a poche centinaia di metri dall'ufficio):
Sono da sola - mi disse
L'ufficio a quell'ora doveva essere già pieno di almeno una cinquantina di persone tra ausiliari, dipendenti e ricevitori.
Fabia, non preoccuparti, a costo di venire a piedi ti raggiungo. Nessuna notizia del capo?
I cellulari non erano ancora stati inventati. Chissà dove si trovava, visto che ogni mattina il nostro direttore dell'epoca raggiungeva Bologna in treno da Padova, sua residenza.
Presi delle scarpe, delle calze, un paio di pantaloni di ricambio e ritornai nella tormenta :-)))))
Mentre percorrevo la via Ferrarese, a poche centinaia di metri da casa, incontrai Rossella, l'insegnante del pomeriggio di Roberto, che a piedi si dirigeva verso la scuola.
Nel salutarla le dissi:
Guarda che Roby oggi non viene a scuola, l'ho lasciato a letto a dormire.
Hai fatto bene...immagino che non sarà l'unico -mi rispose con quel suo indimenticabile meraviglioso sorriso. ***
Rossella indossava un paio di zoccoli tipo tirolesi, imbottiti sì di pelliccia, ma sempre zoccoli erano.
Erano tempi in cui non eravamo ancora attrezzati con scarponi, tipo i "moon boots", da portare anche in città.
I primi li avevo visti proprio pochi giorni prima in un negozio vicino all'ufficio e li avevo guardati incuriosita.
Come sono brutti -avevo pensato
Camminando al centro della strada ero riuscita, nel frattempo, a raggiungere via Matteotti.
Un percorso che abitualmente non richiede più di 10 minuti, ma quella mattina impiegai molto di più.
Lì miracolosamente trovai un autobus.
Era guidato da una donna, che ci disse che giunta in stazione (una fermata) non si sarebbe più mossa.
Meglio di niente , pensai, e salii con una ventina di altri passeggeri.
Essendo sabato, una giornata festiva per parecchi lavoratori, eccetto per noi dell'Enalotto e pochi altri, la gente obbligata ad uscire era poca.
Io stessa, fosse stato un qualsiasi altro giorno della settimana, me ne sarei rimasta a letto, ma era sabato... e il sabato non era possibile.
L'Enalotto era, così come lo è ora il Superenalotto, legato alle estrazioni del Lotto, che vengono effettuate dallo Stato. La "macchina mangia soldi" non si poteva fermare.
Non si era fermata neppure qualche anno prima con il terremoto che aveva sconvolto per giorni e giorni la Zona di Ancona, figuriamoci se si poteva fermare per una nevicata nella Zona di Bologna.
Salita sull'autobus, riuscii a fare almeno il ponte della ferrovia al coperto, anche se a piedi ci avrei impiegato molto meno tempo :-))))
L'autista, abbastanza agitata, ci aveva urlato:
State tutti sul fondo dell'autobus, non muovetevi da lì!!!
Una volta in stazione scesi e pensai che il peggio fosse passato, perchè da lì in poi ci sarebbero stati i portici a proteggermi fino in ufficio.
Pia illusione.
I pavimenti dei portici erano tutti bagnati e scivolare era roba da ridere.
I pochi passanti sembravano tanti ciechi brancolanti nel buio, visto che camminavamo rasentando i muri, anzi appoggiandoci ad essi.
Come Dio volle raggiunsi l'ufficio, credo all'alba delle 10,00, ma anzichè salire subito su, mi diressi al negozio dove avevo visto i moon boots. Ne comprai un paio per me ed uno per Roby.
Finalmente arrivai in ufficio.
Era praticamente vuoto.
Oltre alla Fabia c'era Michele (sempre lui... il mio attuale medico di famiglia, oggi oramai prossimo alla pensione). Michele abitava anche lui a pochi passi dall'ufficio, ecco spiegato il perchè della sua presenza così "mattutina".
Pochissimi i ricevitori che consegnavano le loro giocate.
A quell'ora l'ufficio avrebbe dovuto essere nel pieno della sua attività.
Alle 15 c'erano le estrazioni del Lotto e per quell'ora le schedine dovevano essere ASSOLUTAMENTE tutte rinchiuse negli armadi blindati nella stanza super blindata della Commissione, organo ufficiale di controllo del Ministero delle Finanze.
Le schedine... già...
Chissà dov'erano le varie giocate che tutti gli scommettitori dell'Emilia-Romagna avevano effettuato.
Esse venivano raccolte, città per città, il giorno prima e durante la notte tra il venerdì e il sabato, giungevano a Bologna a mezzo ferrovia, per essere consegnate al nostro ufficio il sabato mattina massimo entro le 8.
Di esse non vi era neppure l'ombra, del capo... nemmeno.
Da Roma, la nostra sede principale, più che dirci di arrangiarci, non fecero :-(((((
L'Emilia- Romagna all'epoca contava un 500 ricevitorie sparse in tutto il territorio, chi al mare chi ai monti, chi nelle varie città.
Le ricevitorie di Bologna città, un centinaio circa, consegnavano al sabato mattina, tra le 9 e le 13 e bene o male contavamo di poterle recuperare tutte.
Erano quelle delle altre città e della provincia di Bologna, raccolte il giorno prima ed inviate regolarmente tramite ferrovia, che non si sapeva dove potessero essere :-((((((
Verso mezzogiorno arrivò il Direttore.
Non so quanti km. aveva fatto a piedi, perchè il treno proveniente da Padova era rimasto bloccato in mezzo alla campagna.
Aveva camminato per ore ed ore in mezzo e sotto alla neve, seguendo i binari della ferrovia.
La colpa non era solo della neve, o meglio. per colpa della neve erano caduti i tralicci dell'energia elettrica e Bologna era come isolata, la si poteva raggiungere solo a piedi.
La situazione, man mano che passavano le ore, appariva sempre più disperata.
La neve caduta era la cosiddetta "malaneve". Una neve "cattiva, perchè sottile sottile che si attacca a tutto senza sciogliersi.
Pensare di farcela nei tempi regolari (blindare cioè le giocate entro le 15) fu finalmente chiaro a tutti che sarebbe stato impossibile.
Il primo treno che arrivò nella stazione di Bologna fu quello proveniente da Ferrara (una cinquantina di km. da Bologna) e che sarebbe dovuto arrivare alla mezzanotte precedente.
Arrivò alle 16,30.
Ad attenderlo in stazione c'eravamo Giuseppe ed io (lo stesso Giuseppe che oggi mi "tortura" sulla sua sedia di dentista). Allora era uno studente di medicina. Eravamo stati "reclutati" lui ed io per questo servizio (io in quanto rappresentante ufficiale dell'Enalotto e lui come mio "body gard"), perchè eravamo i meglio equipaggiati: io con i miei moon boots appena comprati e lui con un paio di stivali neri di plastica da pioggia.
Ricordo l'arrivo del treno. Noi sul marciapiede ad applaudire ed il macchinista con le braccia alzate e le mani a V in segno di vittoria. Accompagnati da un funzionario delle ferrovie andammo personalmente a "frugare" nel vagone merci, per recuperare il più presto possibile la bolgetta di Ferrara (il sacco verde che conteneva le schedine).
Eccola...è lì -gridai appena la vidi e poi, a piedi, di "corsa" in ufficio.

Nel corso del pomeriggio e della prima serata arrivarono via via le bolgette delle altre città, recuperate in maniera più o meno rocambolesca.
Per ognuna di esse ci sarebbe da scrivere un capitolo a parte.
L'unica che mancava, alla fine, era Forlì.
Arrivò in ufficio alle 10 di sera.
Roba da matti, roba da far invalidare tutte le giocate di quel concorso.
Se ciò fosse successo, ancora oggi staremmo lavorando per rimediare ai casini che ciò avrebbe provocato.
Fummo aiutati da tante persone (amici, parenti, colleghi dell'E.N.A.L.), ma soprattutto fummo aiutati dal Presidente di Commissione, funzionario dell'Intendenza di Finanza, un vero amico, che fino a sera inoltrata continuò a dire:
Il mio orologio è fermo alle ore 14,55.
Perchè le schedine dovevano essere blindate entro quell'ora?
E' semplice.
Dopo le 15 tutt'Italia veniva messa a conoscenza della colonna vincente e fare un bel "12" (massima vincita), conoscendo la combinazione vincente, sarebbe stato un giochino da ragazzi.
Certamente nessuno di noi avrebbe mai approfittato di un'occasione simile, che sarebbe stato un vero e proprio furto, ma se gli organi ufficiali (la Commissione e soprattutto il suo Presidente) si fossero impuntati, saremmo stati costretti a dichiarare forfait.
Temevamo anche, per quei tiri mancini che il destino a volte si diverte a giocare, che tra le nostre giocate ci potesse essere veramente una vincita supermilionaria.
Chissà quanti dubbi avrebbe generato in chissà quante persone, non ultime quelle della Direzione Centrale di Roma.
Ma fummo fortunati.
Nessuna vincita importante e all'alba della mezzanotte potemmo chiuderci la porta dell'Ufficio alle spalle.
La nostra "giornata indimenticabile" dove tutti a turno eravamo stati degli "eroi per caso" si era finalmente conclusa.
Leyla

*** P.S.
mi rispose con quel suo indimenticabile meraviglioso sorriso.
Rossella è morta più di 20 anni fa. Se l'è portata via la sclerosi multipla.
Non aveva ancora 40 anni... In compenso aveva un marito... un figlio piccolo... e poi dicono che a questo mondo c'è giustizia...
:-(((((((((((((((((((((((((

Nel web ho trovato quest'altra testimonianza
molto più tecnica della mia


 

Bologna 25/26 novembre 1977: la MALANEVE

di Massimo Parmeggiani


Cronaca di un'eccezionale nevicata che colpì l'alta pianura emiliana con epicentro Bologna: 40 cm. che isolarono la città e tagliarono in due l'Italia per alcuni giorni.


immagine articolo 9598
Raffigurazione di una nevicata di portata storica a Bologna.
Immagine ripresa da www.bo.astro.it .


Nel primo pomeriggio di venerdì 25 novembre 1977 mi stavo recando dal mio paese (Anzola dell'Emilia) all'Università di Bologna per assistere ad alcune lezioni, quando vidi cadere dal cielo color acciaio i primi deboli fiocchi di neve.

Lì per lì non ci feci tanto caso, ma dopo poche ore, quando la luce del giorno stava ormai svanendo, la situazione era ormai radicalmente cambiata: ora nevicava fittamente; una neve acquosa, pesante, che per la violenza della precipitazione si accumulava sempre più.

D'accordo con mio, fratello, che era con me, decidemmo di tornare subito a casa: dovevamo fare circa 20 km d'auto (una FIAT 500) su strade che diventavano sempre più difficili.

Arrivammo a casa appena i tempo; alle 18 la situazione era ormai precipitata: ora imperversava la bufera, la neve turbinava impetuosa ed i fiocchi si vedevano al buio senza bisogno del classico lampione. Dopo le 21 l'atmosfera era diventata irreale: era saltata la corrente elettrica, la tormenta imperversava violentissima e si udivano forti tuoni, cosa che mi riempiva di stupore (mai avevo sentito tuonare durante una nevicata).

La via Emilia era ormai ricoperta da uno spesso strato di neve e non passava più alcun veicolo. La mattina dopo (sabato 26 novembre) mi alzai alle 7 e vidi un paesaggio veramente fiabesco: scattai qualche foto, misurai lo spessore (40 cm.) ed iniziai a spalare un po' di neve.

Il paese era quasi bloccato, le strade impraticabili, la via Emilia deserta, la corrente elettrica sempre mancante. Ancora più impressionante fu girare per la campagna il giorno dopo, quando l'intervento degli spazzaneve ed un repentino, ma breve disgelo avevano reso le strade praticabili: i pali della luce in cemento e gli enormi tralicci dell'alta tensione erano spezzati in due come stuzzicadenti a causa del peso della neve sui fili e giacevano distesi sui campi imbiancati.

I titoli di testa del Resto del Carlino di domenica 27 novembre, a caratteri cubitali, erano veramente eloquenti: "L'EMILIA PARALIZZATA DALLA NEVE" " AL FREDDO, SENZA LUCE, SENZ'ACQUA" " FERMI I TRENI,CAOS SULLE AUTOSTRADE" "BOLOGNA: UNA CITTA' IN GINOCCHIO". Altri titoli erano da tempi di guerra, come ad es.: "DOVE SI PUO' ACQUISTARE PANE FRESCO".

Ma cos'era accaduto?

Una rimonta dell'Anticiclone delle Azzorre in pieno Atlantico fino alla latitudine della Groenlandia aveva provocato la discesa di un nucleo di aria artica sull'Europa, verso l'Italia.

L'Emilia Romagna dal pomeriggio del 25 era stata investita direttamente dal fronte d'irruzione, con effetto stau contro la barriera appenninica e la conseguente formazioni d'intense formazioni nuvolose anche di tipo temporalesco.

Una caratteristica particolare della nevicata fu la presenza di fiocchi molto grandi e pesanti: la presenza d'imponenti cumulonembi, infatti, con forti correnti ascensionali al loro interno e temperature delle nubi non eccessivamente basse, avevano favorito l'aggregazione di fiocchi molto grandi e pesanti.

In più, la presenza di forti raffiche di vento aveva fatto sì che ostacoli come cavi, fili, antenne catturassero e facessero aderire una maggiore quantità di fiocchi aumentando notevolmente la resistenza aerodinamica del deposito con conseguenti rotture e piegamenti delle strutture.

La nevicata interessò, oltre ovviamente l'Appennino, la pianura emiliana delle province di Bologna ,Modena, Reggio, fino a una distanza di 30-40 km dai primi contrafforti collinari. L'epicentro si registrò proprio a Bologna e nel suo hinterland, ove caddero 40 cm di neve in 15 ore.

A Modena l'accumulo fu di 20-25 cm, mentre a Reggio città caddero solo 11 cm, in quanto gran parte della precipitazione fu in forma liquida. I limiti occidentale ed orientale della nevicata furono rispettivamente le città di Parma e Faenza, entrambe con pochi centimetri.

Questa nevicata è da allora rimasta nella memoria collettiva dei Bolognesi come "la malaneve".

Massimo Parmeggiani
28-11-2004 ore 21:08


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